Critica di Lucio Tufano
La rivoluzione della tavolozza!
Ha stravolto i girasoli e gli altri fiori di Van Gogh senza disperderne
la magia. Un caleidoscopio di stagioni che si occupano della
frantumazione delle estati, la visione delle foglie in frammenti autunnali,
le sbriciolature della luce raccolta nelle particelle infinitesime di
vegetazione iridata, la sfarinatura del colore e dei tramonti.
Tele che tralucono di variopinte polveri di polline su maree floreali in un
cespuglioso intrico di fiori, gambi e petali, di corolle dipanate e germogli.
E’ questa la istantanea sensazione che le tavole dipinte da Antonio
Romano danno all’occhio attento del visitatore.
Dalle evidenti prove d’autore di un autodidatta, di estro
sorprendente, si ricavano messaggi naif, di macchiaioli, alcuni accostati
all’astrattismo, altri al figurativo paesaggistico, altri a nebbiose nature,
altri ancora a spunti chagalliani, altri ad un certo groviglismo e ai
geroglifici di una pittura postmoderna. Persino sfaccettature cosmiche di
una stratosfera che invade il passKpartout, testimoniano la straripante
superficie di colori nel momento di prodiga creatività. Un doveroso
comparto di reperti gettati dal pennello e riposti da una entità poliedrica,
tra musicalità, volto, intuito e poetica.
In lui, in Antonio Romano, abbiamo il provvido artiere dai molteplici
afflati. Insomma chi è questa entità ancora mimetizzata dietro le cortine
dell’inedito?
Potenza,22 Novembre 2014