Critica di Lucio Tufano

La rivoluzione della tavolozza!
Ha stravolto i girasoli e gli altri fiori di Van Gogh senza disperderne la magia. Un caleidoscopio di stagioni che si occupano della frantumazione delle estati, la visione delle foglie in frammenti autunnali, le sbriciolature della luce raccolta nelle particelle infinitesime di vegetazione iridata, la sfarinatura del colore e dei tramonti.
Tele che tralucono di variopinte polveri di polline su maree floreali in un cespuglioso intrico di fiori, gambi e petali, di corolle dipanate e germogli. E’ questa la istantanea sensazione che le tavole dipinte da Antonio Romano danno all’occhio attento del visitatore.

Dalle evidenti prove d’autore di un autodidatta, di estro sorprendente, si ricavano messaggi naif, di macchiaioli, alcuni accostati all’astrattismo, altri al figurativo paesaggistico, altri a nebbiose nature, altri ancora a spunti chagalliani, altri ad un certo groviglismo e ai geroglifici di una pittura postmoderna. Persino sfaccettature cosmiche di una stratosfera che invade il passKpartout, testimoniano la straripante superficie di colori nel momento di prodiga creatività. Un doveroso comparto di reperti gettati dal pennello e riposti da una entità poliedrica, tra musicalità, volto, intuito e poetica.

In lui, in Antonio Romano, abbiamo il provvido artiere dai molteplici afflati. Insomma chi è questa entità ancora mimetizzata dietro le cortine dell’inedito? 

Potenza,22 Novembre 2014
 

Mi chiamo Antonio Romano e sono nato il primo giorno di Giugno dell'anno 1937 a Potenza dove attualmente vivo e lavoro. 
La passione per la pittura si è espressa fin da giovane, ritraendo occasionalmente la natura che mi circondava; il mio primo quadro è dell'anno 1972 raffigurante un paesaggio della mia amata terra lucana. 

Da allora fino ad oggi, ad intervalli di tempo scanditi dall’emotività ho dato vita a centinaia di quadri, di diverse dimensioni, colori e raffigurazioni. 

Un mio caro amico e critico dice di me che “ci sono momenti in cui deve, come se una forza sovrumana lo sospingesse, armarsi di pennelli e barattoli di vernici e tele bianche e travasare (letteralmente) le fantasie oniriche della sua mente mediate dai gesti. Nascono, così, paesaggi sconosciuti, mai visti, mai pensati, che sembrano strappati ai sogni."

Un altro mio caro amico invece mi definisce  "elegiaco, e i suoi dipinti sono di una dolcezza straziante. La sua lezione consiste nell'indicare un nuovo modo di guardare la natura: nuovo, rispetto anche al recente passato. 

Realizza la sintesi stupenda degli elementi di scienza e poesia e presenta i suoi sussurranti paesaggi velati, adoperando la “meraviglia” nello stesso modo in cui si adoperano i sensi: per entrare in relazione con sé e con l'esterno: ogni sua opera è una visione “meravigliata” e meravigliosa di ciò che è contemporaneamente dentro e fuori di lui".

Alcune mie tele si trovano presso enti nazionali e collezioni private sparse in tutto il mondo, come il dipinto intitolato “Omaggio alla Primavera” (dimensioni: cm 220x120 – Olio su compensato) acquistato nel 1987 dal Senatore americano Marvin  Slomowitz.